Postazione mobile e altre speranze



Abbiamo ormai accettato l'idea di vivere in un mondo complesso, per comprendere il quale occorre conquistare una visione sistemica. Ma esplorare un sistema non è facile, perché nel percorrerlo non si riesce quasi mai a porsi alla giusta distanza, a situare il proprio punto di vista in modo che sia possibile cogliere al meglio la realtà che osserviamo.

Per usare una similitudine che mi è cara, o si vede l'albero o la foresta, ma non entrambi. Ed è proprio pensando agli alberi e alla foresta, e ricordando una breve ma intensa esperienza di volontariato contro gli incendi boschivi, che è venuta fuori una riflessione, tutto sommato nemmeno tanto originale, ma pertinente.



Quando, in quell'estate del 1997, avvistavamo i focolai di incendio per prevenirne la propagazione, eravamo organizzati in modo che, oltre alle postazioni fisse distribuite sul territorio, ci fosse una postazione mobile. Niente di speciale, una vecchia Fiat Tipo con due persone a bordo, dotate di una radio mobile e di uno dei primi telefoni cellulari, che allora iniziavano a diffondersi. Con questi semplici mezzi, i due della postazione mobile si tenevano in contatto con i volontari delle altre postazioni in tempo reale, pronti a portare soccorso, a guidare sul posto le pattuglie dei Vigili del Fuoco o della Forestale, che non sempre conoscevano alla perfezione il territorio. Grazie alla postazione mobile, tutti noi che stavamo ad avvistare sui rilievi e al limitare dei boschi, non eravamo mai isolati e ognuno sapeva quello che stava succedendo agli altri. Ci sono stati momenti in cui la postazione mobile ha salvato la vita a qualcuno di noi, e grazie ad essa molti focolai sono stati spenti prima di diventare incendi devastanti.

Incendio nel Parco Nazionale del Vesuvio - 2017

Oggi l'intero pianeta sta andando a fuoco, letteralmente e metaforicamente. Osservare la complessità del mondo in cui viviamo, cercare di comprenderlo e di affrontarne le criticità, invertire la rotta dell'autodistruzione innescata dall'avventata specie di cui facciamo parte, necessita di qualcosa di simile alla gloriosa postazione mobile dell'avvistamento incendi del '97. Stare in postazione mobile significa non solo tenere conto delle connessioni, delle relazioni che caratterizzano il sistema Terra e che fanno del nostro pianeta qualcosa di più della somma delle sue parti; ma significa anche percorrerle quelle connessioni, annodare i fili spezzati, creare nuove sinapsi. Significa essere capaci di vedere non solo l'albero e la foresta, ma tenere conto della montagna e del mare, e finanche di un singolo nido di uccelli situato su un ramo. Significa conoscere non solo nel senso del sapere, ma anche nel senso del comprendere, del sentire e del fare.

Stare in postazione mobile significa rimanere attenti alle sfumature senza perdere la visione dell'insieme, significa essere sempre pronti a cambiare il proprio punto di vista senza perdere d'occhio i valori fondamentali. Significa, soprattutto, percorrere la realtà senza la presunzione di averla capita tutta, ma con la tensione continua di volerla conoscere, capire, cambiare.
Stare in postazione mobile è la nostra speranza di cambiare il mondo senza distruggere l'umanità. Stare in postazione mobile è la nostra speranza di bloccare il countdown dell'autodistruzione.






Commenti

  1. Carissima Lilly, T. Morton, nel suo “Iperoggetti”, dice che la realtà ci appella in una risposta cognitiva, e quindi etica, che si vuole in movimento: proprio come scrivi tu, l’esperienza non è mai esauribile, talmente ricca da garantire scoperte continue – a chi voglia, ovviamente, restare in ascolto o tuffarsi nella ricerca costante. L’esempio delle due facce della moneta, che possono essere osservate solo una per volta, dovrebbe indurci a cogliere nella nostra finitezza proprio la condizione della ricchezza che questo mondo ci offre, dove ogni colore percepito ci restituisce infinite sfumature, sempre diverse, sempre affascinanti. E nonostante le esperienza più brutte, nessuno può oscurare i colori dell’alba ad un occhio che è spalancato sul cielo.
    Un abbraccio.

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    1. Cara Marina, che bel commento e che interessante approfondimento! Sono molto contenta di poter scambiare opinioni con te e di poterti leggere su https://lettureeparole.blogspot.com/ ... a presto!

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