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Falcone, gli anarchici e il 41 bis

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Ho rimuginato a lungo, prima di scrivere di questo argomento. Mi sentivo sospesa fra il rispetto di una legge che, come ha detto in più occasioni Giancarlo Caselli, «gronda del sangue di Falcone e Borsellino» e la rabbia per l’uso distorto che se n’è fatto e se ne fa, e che ha spinto Alfredo Cospito , leader anarchico con qualche reato da scontare, ma non meritevole del carcere duro, a iniziare sulla propria pelle una battaglia contro questa norma. Un lunghissimo sciopero della fame , nel corso del quale è arrivato anche a rifiutare, per un certo periodo, perfino la terapia con gli integratori. Cospito ha usato il suo corpo, che probabilmente non tornerà mai più come prima, per affermare un principio valido per tutti, e cioè che il carcere non deve essere tortura, mai. Ma come è nata questa legge? La legge sul carcere duro per gravi reati, come era stata immaginata da Falcone, aveva un suo perché. I grandi capi mafiosi , i Riina, i Provenzano, erano in grado anche dal carcere di inquin