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Visualizzazione dei post con l'etichetta danza

Similitudini e differenze

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  Ci sono certe frasi che, ogni volta che le sento pronunciare, mi stimolano la vis polemica. Una delle più irritanti è «Non potremo mai intenderci perché siamo troppo diversi, non abbiamo niente in comune» . A parte che molte volte è falsa, perché se due persone stanno dialogando, qualcosa in comune devono pur averlo... ma siamo sicuri che essere diversi, avere poco in comune, sia uno svantaggio per le relazioni umane? C’è una mia amica che ama follemente il calcio. Quando c’è la partita del Napoli lei è in fibrillazione, e se vince lei esulta. Io invece sono una che di calcio non capisce proprio niente, non me ne interesso e sicuramente non tifo .  Lei conosce quattro lingue, io nemmeno l’inglese. Lei fa un lavoro completamente diverso dal mio, lei ha figli e io no. Sembrerebbe dunque che non abbiamo nulla in comune, che non possiamo intenderci. Eppure ci intendiamo. Ci piace passeggiare nei boschi, al passo lento di chi non ha più vent’anni, osservando con attenzione la Nat...

Grazia, forza e libertà

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  Quando racconto che da ragazza ho studiato danza classica per sette anni, la gente si meraviglia. Riesce difficile, per molti, mettere in relazione la donna decisa e senza fronzoli che conoscono oggi, senza trucco, senza tacchi e senza moine, con l’idea di grazia rarefatta e un po’ leziosa che associano a una ballerina classica. In realtà quella che sono oggi deve moltissimo a quegli anni di danza. Perché le ballerine non sono affatto eteree e leziose come la gente crede. Al contrario, sono molto forti, fisicamente e non solo. Occorre un “fisico bestiale” e una grande tenacia per tenersi in piedi sui pochi centimetri quadrati della punta di uno scarpino, sopportando il dolore, magari sorridendo, e recitando. Perché la danza è una recita, un racconto. Sono storie che si narrano con il corpo e con la musica. E se è vero che alcuni balletti hanno trame banali e sono infarciti di virtuosismi per far fare bella figura alle étoiles di turno, ce ne sono alcuni, come Giselle e Il Lago ...

Antonio Gades e il fuoco della passione

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  La vita mi ha riproposto recentemente il ricordo di Antonio Gadès, un grande ballerino che ho ammirato tanto, non solo per la sua opera di svecchiamento del mondo della danza, per aver liberato il flamenco dalla retorica oleografica e averne fatto un potente mezzo di espressione... ma anche per la sua dirittura morale che, a causa delle sue idee irriducibilmente comuniste, l’ha fatto tanto patire in Spagna sotto il franchismo, senza arrendersi mai. Ricordo quando lo vidi ballare a Spoleto, al Festival dei Due Mondi, nel ’79. Un’emozione grandissima.   Se lo incontravi fuori dal palco, Antonio Gadès sembrava un uomo comune. Piccolo di statura e di torace, non aveva il fisico prestante che spesso hanno i ballerini. Anche il suo viso, con i lineamenti affilati, qualche ruga in più per il quarantenne che era allora, non sembrava niente di speciale. Ma bastava guardarlo un attimo negli occhi per scoprire il fuego che aveva conquistato tante donne: il Maestro sprizzava fascino da...