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Visualizzazione dei post da maggio, 2022

Non si sale sugli alberi perfetti

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  Vi siete mai arrampicati su un albero? Se sì, avrete sicuramente notato che la cosa più difficile è scalare il tronco . Una volta arrivati all’altezza delle branche, se i rami sono solidi e non troppo fitti, ci si muove abbastanza bene e si può godere l’insolita prospettiva del mondo visto da un albero, godendo al tempo stesso il profumo dei fiori, dei frutti, delle foglie, i fruscii e la carezza del vento. Ma il problema è arrivare lassù. E più il tronco è liscio, diritto, perfettamente verticale, più è difficile salirci. Io poi non sono un portento di agilità. Così i pochissimi alberi su cui mi sono arrampicata in vita mia erano bassi, magari un po’ storti, con qualche screpolatura nella corteccia e con difetti vari qua e là.  E sono immensamente grata a quella loro imperfezione , che ha consentito anche a una piuttosto imbranata come me di sperimentare la bellezza dello stare su un albero. Foto Marco Zorzanello E mi viene da pensare che è un po’ così anche con gli esseri umani: p

Similitudini e differenze

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  Ci sono certe frasi che, ogni volta che le sento pronunciare, mi stimolano la vis polemica. Una delle più irritanti è «Non potremo mai intenderci perché siamo troppo diversi, non abbiamo niente in comune» . A parte che molte volte è falsa, perché se due persone stanno dialogando, qualcosa in comune devono pur averlo... ma siamo sicuri che essere diversi, avere poco in comune, sia uno svantaggio per le relazioni umane? C’è una mia amica che ama follemente il calcio. Quando c’è la partita del Napoli lei è in fibrillazione, e se vince lei esulta. Io invece sono una che di calcio non capisce proprio niente, non me ne interesso e sicuramente non tifo .  Lei conosce quattro lingue, io nemmeno l’inglese. Lei fa un lavoro completamente diverso dal mio, lei ha figli e io no. Sembrerebbe dunque che non abbiamo nulla in comune, che non possiamo intenderci. Eppure ci intendiamo. Ci piace passeggiare nei boschi, al passo lento di chi non ha più vent’anni, osservando con attenzione la Natura che c

Il Club dei Senza Pelle

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 “Sei troppo sensibile”, “troppo aperta”, “troppo intensa”. Quante volte me lo sono sentito dire.  Talvolta ho sentito evocare “Senza pelle” , un film del 1994 interpretato da uno strepitoso Kim Rossi Stuart, nel ruolo di un giovane psicologicamente fragile, la cui sensibilità eccessiva lo rende indifeso ma anche a suo modo pericoloso. E anche la protagonista femminile, una dolcissima Anna Galiena, nel momento in cui cede alle emozioni si trova travolta dalla sua stessa empatia e dalle sue conseguenze. Un film minaccioso, pur nella sua apparente dolcezza. Il messaggio che sembra lanciare, almeno per come l’ho colto io, è tremendo: la sensibilità è pericolosa, e scivola nel patologico non appena si supera il livello di guardia.  In ultima analisi, la sensibilità è una malattia .  Ma davvero...? Sì è vero, la sensibilità certe volte è un handicap, perché inevitabilmente chi è sensibile è vulnerabile, come un albero a cui sia stato strappato un pezzo di corteccia. Aprire la porta per lasc