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Visualizzazione dei post con l'etichetta alberi

Non si sale sugli alberi perfetti

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  Vi siete mai arrampicati su un albero? Se sì, avrete sicuramente notato che la cosa più difficile è scalare il tronco . Una volta arrivati all’altezza delle branche, se i rami sono solidi e non troppo fitti, ci si muove abbastanza bene e si può godere l’insolita prospettiva del mondo visto da un albero, godendo al tempo stesso il profumo dei fiori, dei frutti, delle foglie, i fruscii e la carezza del vento. Ma il problema è arrivare lassù. E più il tronco è liscio, diritto, perfettamente verticale, più è difficile salirci. Io poi non sono un portento di agilità. Così i pochissimi alberi su cui mi sono arrampicata in vita mia erano bassi, magari un po’ storti, con qualche screpolatura nella corteccia e con difetti vari qua e là.  E sono immensamente grata a quella loro imperfezione , che ha consentito anche a una piuttosto imbranata come me di sperimentare la bellezza dello stare su un albero. Foto Marco Zorzanello E mi viene da pensare che è un po’ così anche con gli esseri...

Il Club dei Senza Pelle

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 “Sei troppo sensibile”, “troppo aperta”, “troppo intensa”. Quante volte me lo sono sentito dire.  Talvolta ho sentito evocare “Senza pelle” , un film del 1994 interpretato da uno strepitoso Kim Rossi Stuart, nel ruolo di un giovane psicologicamente fragile, la cui sensibilità eccessiva lo rende indifeso ma anche a suo modo pericoloso. E anche la protagonista femminile, una dolcissima Anna Galiena, nel momento in cui cede alle emozioni si trova travolta dalla sua stessa empatia e dalle sue conseguenze. Un film minaccioso, pur nella sua apparente dolcezza. Il messaggio che sembra lanciare, almeno per come l’ho colto io, è tremendo: la sensibilità è pericolosa, e scivola nel patologico non appena si supera il livello di guardia.  In ultima analisi, la sensibilità è una malattia .  Ma davvero...? Sì è vero, la sensibilità certe volte è un handicap, perché inevitabilmente chi è sensibile è vulnerabile, come un albero a cui sia stato strappato un pezzo di corteccia. Aprir...

Gli alberi in acrostico

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 Non ho mai amato le poesie troppo "costruite", quelle con tutti i versi della stessa misura, o con le rime baciate, o con tutte quelle regolette letterarie e metriche che se ti ci immergi troppo, rischi di perderti l'emozione che ti aveva spinto a scrivere... perciò quando, in un laboratorio di poesia ambientale, la poetessa Francesca Tuscano mi ha chiesto di creare un acrostico in endecasillabi, la prima sensazione è stata da mazzata in fronte.  Poi però mi è piaciuta la sfida di riuscire comunque a dire quello che sentivo. La parola scelta quel giorno fu "silenzio". Ma un'altra parola, assai più coerente con la mia natura, continuava ad aleggiare. Finché un giorno, il Monte Epomeo l'ha liberata. Vedi: Poetare/fare Rivoluzione verde Bellezza e libertà

Gli alberi, il PIL e la rivoluzione

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  Giorgio Parisi , premio Nobel per la fisica 2021, appena insignito della prestigiosa onorificenza, alla vigilia della COP26 rilasciò alcune dichiarazioni in cui, senza peli sulla lingua, metteva in mora i politici sulla loro devozione al PIL , che di fatto sta distruggendo il pianeta. Devo dire che provai un fremito di ammirazione per uno scienziato che metteva al servizio della salvezza del pianeta i suoi molteplici saperi e la notorietà derivata dal Premio Nobel. Gli intellettuali questo devono fare, pensai.  Poi però ci fu tanta gente che cominciò a sperare che le parole di Parisi potessero davvero spostare l’ago della bilancia nell’imminente incontro di Glasgow sul clima. Il neo-premio Nobel aveva appena finito di parlare quando mi telefonò un amico: «Hai sentito le dichiarazioni dello scienziato in Parlamento? Finalmente qualcuno gliel'ha detto ai maledetti politici, che il PIL non è un parametro per il benessere degli esseri umani!» Provai a ribadire che noi ambientali...

Postazione mobile e altre speranze

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Abbiamo ormai accettato l'idea di vivere in un mondo complesso, per comprendere il quale occorre conquistare una visione sistemica. Ma esplorare un sistema non è facile, perché nel percorrerlo non si riesce quasi mai a porsi alla giusta distanza, a situare il proprio punto di vista in modo che sia possibile cogliere al meglio la realtà che osserviamo. Per usare una similitudine che mi è cara, o si vede l'albero o la foresta, ma non entrambi. Ed è proprio pensando agli alberi e alla foresta, e ricordando una breve ma intensa esperienza di volontariato contro gli incendi boschivi, che è venuta fuori una riflessione, tutto sommato nemmeno tanto originale, ma pertinente. Quando, in quell'estate del 1997, avvistavamo i focolai di incendio per prevenirne la propagazione, eravamo organizzati in modo che, oltre alle postazioni fisse distribuite sul territorio, ci fosse una postazione mobile. Niente di speciale, una vecchia Fiat Tipo con due persone a bordo, dotate di una radio mobi...