Notte di guerra in Europa

Una lunga notte questa. Una notte di guerra dopo un lunghissimo periodo di pace. Una notte in cui l'Europa scopre di non essere inviolabile.

I primi venti di guerra fra Russia e Ucraina avevano lasciato quasi indifferenti i cittadini europei. Non tanto perché fossero disinteressati alla sorte del popolo ucraino, ma perché in fondo nessuno credeva che potesse accadere davvero. “Questa è l’Europa, che diamine, qui non ci sono guerre da una vita!”


Il sogno di un'Europa unita era nato, non a caso, in opposizione alla smania di potere delle dittature guerrafondaie del Novecento. Nel Manifesto di Ventotene, scritto nella prigionia da tre oppositori del fascismo, si legge: 

«La sovranità assoluta degli stati nazionali ha portato alla volontà di dominio di ciascuno di essi, poiché ciascuno si sente minacciato dalla potenza degli altri e considera suo “spazio vitale” territori sempre più vasti, che gli permettano di muoversi liberamente e di assicurarsi i mezzi di esistenza, senza dipendere da alcuno. Questa volontà di dominio non potrebbe acquetarsi che nella egemonia dello stato più forte su tutti gli altri asserviti»

L’unica via d’uscita sensata da una tale situazione era, allora come oggi, un’unione in cui tutti gli Stati potessero avere il giusto spazio e le relazioni politiche ed economiche fossero gestite attraverso strumenti e garanzie a tutela di tutti. Così subito dopo la seconda guerra mondiale, in un'Europa lacera e ferita, con addosso la pesantissima eredità del fascismo e del nazismo, nasceva nel 1951 la CECA (la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio), e iniziava un processo di unificazione che aveva fra i suoi obiettivi principali quello di disinnescare possibili cause di conflitto.

E per molti anni il sogno di pace immaginato da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni nel loro confino di Ventotene, si è incarnato nella realtà di un’unione sempre più salda malgrado le difficoltà, le secessioni e la brexit. Nemmeno la crisi balcanica degli anni '90 ha scalfito la speranza di un'Unione sempre più salda.

A fare male, oggi, è proprio la caduta di questa illusione.

È vero, di guerre ce ne sono tante in giro per il pianeta. E noi, racchiusi nella nostra bolla di "benessere" della parte fortunata del mondo, tendiamo colpevolmente a dimenticarci di quello che accade in un "altrove" non troppo lontano. Ma ora la guerra è sul suolo europeo, su quel suolo dove costò lacrime e sangue ai nostri nonni e bisnonni la conquista della pace. Su quel suolo dove, non senza sacrifici e compromessi, avevamo costruito -credevamo di aver costruito- una casa comune, un edificio di pace e di valori condivisi. Ed è dura accettare la realtà della prevalenza degli interessi e della sete di potere su tutto questo.

E il nostro sonno tranquillo, appena turbato dalle ecatombi di migranti che si dirigevano verso l’Europa in cerca di benessere e pace, scappando da terre tanto vicine, ma nel nostro immaginario tanto diverse dalla nostra... quel sonno all’improvviso diventa un incubo. La casa comune ha una crepa, il mito è crollato. Ci eravamo illusi di essere diversi, di poter essere perfino un ideale per chi viveva in Paesi più sfortunati. E invece ci troviamo a fare i conti con una dura realtà.

Cosa faremo ora? Riusciremo a riprendere il cammino verso la pace, ora che la guerra ha violato il nostro sogno?

Né la NATO, né gli USA né l'ONU sapranno cambiare le sorti della situazione in Ucraina. E di certo non possono nulla i singoli Stati, anche se nella loro Costituzione è scritto chiaro e tondo il ripudio della guerra. 

Ma l’Unione sì, può fare qualcosa. Alzati Europa, dì basta. Dimostra di essere all’altezza della tua storia. O dimostri la tua capacità di realizzare il sogno dei tuoi padri fondatori, o perdi ogni motivo di essere.

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