Non si sale sugli alberi perfetti

 
Vi siete mai arrampicati su un albero? Se sì, avrete sicuramente notato che la cosa più difficile è scalare il tronco. Una volta arrivati all’altezza delle branche, se i rami sono solidi e non troppo fitti, ci si muove abbastanza bene e si può godere l’insolita prospettiva del mondo visto da un albero, godendo al tempo stesso il profumo dei fiori, dei frutti, delle foglie, i fruscii e la carezza del vento. Ma il problema è arrivare lassù.
E più il tronco è liscio, diritto, perfettamente verticale, più è difficile salirci.
Io poi non sono un portento di agilità.
Così i pochissimi alberi su cui mi sono arrampicata in vita mia erano bassi, magari un po’ storti, con qualche screpolatura nella corteccia e con difetti vari qua e là. 
E sono immensamente grata a quella loro imperfezione, che ha consentito anche a una piuttosto imbranata come me di sperimentare la bellezza dello stare su un albero.

Foto Marco Zorzanello

E mi viene da pensare che è un po’ così anche con gli esseri umani: possiamo ammirare da lontano le persone che ci appaiono perfette, ma riusciamo a entrare in relazione solo con persone che ci mostrano anche le loro imperfezioni, le loro fragilità, alle quali possiamo agganciare le nostre. E in fondo sono proprio queste a caratterizzarci, a identificarci. La bellezza degli esseri umani e delle umane relazioni è fatta di piccole e grandi imperfezioni.
Ma poi mi viene anche un altro pensiero: 
quando si sale su un albero, bisogna fare attenzione a come lo si fa. 
Un tronco e dei rami non sono una scala, ma una cosa viva. Possiamo approfittare delle loro piccole imperfezioni per salire, ma con estrema delicatezza, senza fare danni, senza rompere la corteccia o spezzare i rami o strappare le foglie. E se le radici escono dal terreno, fare attenzione a non calpestarle. Se l’albero è particolarmente delicato, forse meglio guardarlo senza avvicinarsi troppo. 


Anche così, da una certa distanza, un albero può insegnarci tante cose. 
Insomma quando si ha a che fare con un albero bisogna muoversi con estrema cautela per non ferirlo né danneggiarlo, salvaguardandone la salute... anche perché altri, dopo di noi, possano godere della sua bellezza.
E anche qui, penso che lo stesso andrebbe fatto con gli esseri umani. Conoscerli e amarli per le loro fragilità e i loro difetti, ma avvicinarsi a loro con delicatezza, stando sempre attenti a non ferirli, a non mutilare la loro personalità per i nostri fini. 
Perché il mondo è più bello per tutti, se le persone sono felici, se si sentono rispettate nella loro splendida, affascinante imperfezione e unicità.

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