Maggio/coraggio (un omaggio ad Alekos Panagulis)

Maggio, sì tu
Ca 'st'aria doce vaje prufumanno!
Quanta ccanzone faje cantà a ddoje vvoce!
Quanta suspire io manno!

Maggio, è pe' tte
Mme stò facenno cchiù mateniero
Rose e vviole a ll'alba stò cuglienno
Comm'a 'nu ciardeniere...
E. A. Mario, 1913

Un classico della canzone napoletana, con i versi di E. A. Mario, dipinge in poche pennellate il mese di maggio, senz’altro il più bello dell’anno. Quando le piante urlano la loro voglia di vita con colori e profumi, quando i fiori si offrono all’abbraccio operoso degli impollinatori. 

Fresie

Tutto fiorisce, anche le erbacce cresciute sotto il bordo dei marciapiedi nelle più desolate periferie cittadine. La Natura ti si para davanti imperiosa, e ti prende, anche se non lo vuoi. Una pianta in piena fioritura è come una ragazza innamorata, spande gioia e luce intorno, se le passi accanto non puoi non vederla. Le fioriture di maggio sono come un concerto che passa dall’andante mosso all’allegro vivace, sempre più baldanzoso.

Sarà per questo che maggio è anche un mese di rivolte, un mese nel quale rabbia e speranza a lungo covate vengono di colpo a galla e rompono gli schemi, e dopo niente è come prima.
Sarà per questo che Fabrizio De André scriveva «Anche se il nostro maggio ha fatto a meno del vostro coraggio, per quanto vi crediate assolti, siete per sempre coinvolti»
Lui parlava del Sessantotto, forse il più significativo esempio di un maggio rivoluzionario. Ma anche tante rivoluzioni personali avvengono in maggio. Ed è vero che ci vuole coraggio, per seguire l’onda passionale di questo mese. 
Così come marzo richiede fiducia e aprile pazienza, maggio ti dice muoviti, il momento è arrivato, è ora, è ora.
 Se avevi un progetto, mettilo in atto. Se avevi un sogno nel cassetto, tiralo fuori. Se qualcosa ti opprime l’anima, liberatene. Se qualcuno o qualcosa (la Natura, il mondo, una causa giusta) ha bisogno del tuo aiuto, non negarlo, non chiudere la porta perché la storia non ti assolverà.

La primavera è altro che un cielo chiaro
È grandine veloce sui tuoi pensieri
Ti cresce all'improvviso dentro la testa
E scopri che hai bisogno di questo sole
E non ti fa paura la sua allegria
Ma ti sorprende come una malattia
Arriva all'improvviso, arriva come il mare
Che non sai mai da dove
Arriva come il mare, arriva all'improvviso
E non sai mai da dove
Francesco Di Giacomo e Vittorio Nocenzi, 1979

La notte tra il 30 aprile e il 1º maggio 1976, ad Atene, Alekos Panagulis fu ucciso.
 
Alekos Panagulis (foto dal web)

La sua auto fu speronata da due auto di grossa cilindrata, che non gli lasciarono scampo, nella simulazione di un incidente casuale che non convinse nessuno. Dopo essersi tenacemente opposto al regime fascista dei colonnelli, resistendo a prigione e torture, Panagulis si era messo alla ricerca delle prove della collusione che legava alcuni uomini della nuova democrazia a quelli del vecchio regime. Solo uccidendolo, potevano liberarsi di un uomo testardo che cercava la verità e forse l’aveva trovata.

Cinque giorni dopo la sua morte, il suo funerale si trasformò nella più grande manifestazione di popolo della storia greca.
Arrivarono ad Atene circa un milione e mezzo di persone, una folla che urlava "Zei zei zei" ("Vive vive vive").
Alekos Panagulis ci ha lasciato un testamento morale in una delle sue poesie:



Non piangere per me
sappi che muoio
non puoi aiutarmi
Ma guarda quel fiore
quello che appassisce, ti dico:
Annaffialo! 
Alekos Panagulis,1971

Vedi anche:



 

Commenti

Post popolari in questo blog

Uomini che credono di amare le donne

La tempesta